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Initium sapientiae timor Domini

In Lavori Università on agosto 31, 2012 at 9:18 PM

Poiché sarà possibile modificare il Codice etico fino al 31 dicembre 2012, ci pare opportuno proporre alcuni chiarimenti che – dopo esser stati condivisi nella loro essenza dal Vescovo di Forlì – Bertinoro, mons Pizzi (http://www.diocesiforli.it/news+e+appuntamenti/-hcDocumento/id/827/news-e-appuntamenti.html) – devono assolutamente essere introdotti nel documento presentato dall’Università affinchè il Nostro Ateneo possa considerarsi ancora cattolico non solo di nome, ma anche di fatto.

Come modificare il Codice etico

Per modificare il contenuto del Codice etico è necessario andare all’indirizzo Internet http://www.unicattolica.it/4776.html e, dopo aver compilato la parte relativa alle informazioni personali, copiare il messaggio riportato qui sotto:

Il sottoscritto suggerisce che il Codice Etico venga modificato nei seguenti punti:

                                                                      Preambolo            

1. Rimuovere il riferimento al «cristianesimo» e affermare con chiarezza la vocazione cattolica dell’Università. È opportuno citare la Costituzione Apostolica Ex Corde Ecclesiae del Beato Giovanni Paolo II.

2, d. Un Ateneo cattolico non si regge su vaghi valori, ma sulla Dottrina cattolica e sulla Fede.  È quindi opportuno citare la prima parte – relativa alla natura dell’università cattolica e ai suoi obiettivi – della Costituzione Apostolica succitata.

2, e. L’accettazione del Trattato di Lisbona pone lo studente cattolico nella necessità di disobbedire all’Università per ubbidire al Papa. Giovanni Paolo II criticò questo trattato e Mons. Rey, Vescovo di Frejus-Toulon, disse che tale Trattato «rappresenta in molti punti una rottura intellettuale e morale con le altre grandi formulazioni giuridiche internazionali, presentando una visione relativistica ed evolutiva dei diritti dell’uomo che mette in causa i principi del diritto naturale».

 

 

Titolo I

Art.1, punto 1. Non si può accettare il concetto di una discriminazione fondata sul cosiddetto «orientamento sessuale», in quanto tale criterio non è condiviso dal Magistero della Chiesa. Tutto questo punto, inoltre, si fonda su una concezione relativista del mondo.

Art.2,  punti 1 – 4. Non si può accettare una disposizione composta da ben quattro commi che pare figlia di una visione culturale “sessocentrica”, tipica della società contemporanea.